Per i democratici-cristiani il governo Meloni non è il loro governo: è un governo amico.
Infatti se si scorgono le immagini del tavolo del Consiglio dei Ministri non si scorge nessun responsabile di dicastero ascrivibile alla lista Noi Moderati, cui la Dc piemontese aveva dato il suo appoggio.
Questa insoddisfacente condizione è diretta conseguenza del deludente risultato elettorale? Ci sono state compensazioni ad un più basso livello? Si sconta il fatto di esser stati premiati nei collegi uninominali di coalizione con un numero sufficiente di deputati e senatori?
Non conosciamo né intendiamo conoscere alcun retroscena, generalmente poco edificante.
Sta di fatto che quando si decidono, spesso in maniera affrettata e rocambolesca, le questioni importanti del Paese, lì non c’è nessun rappresentante di Noi Moderati.
Compensazioni da questo punto di vista non sono possibili.
Resta il dato politico che la quarta gamba del centro-destra offre copertura politica su un elettorato di frontiera e legittimazione sul piano quantomeno europeo (vi sono in questa compagine i fondatori del Partito Popolare Europeo), ma non siede nella stanza dei bottoni a cui la destra è giunta grazie alle divisioni della sinistra e alla presenza di alleati non di destra.
Resta pure il fatto che l’inizio dell’attività di governo ha registrato troppe marce indietro (dal bonus edilizia, al pos, al tetto del contante) e troppe incertezze che si sarebbero potute evitare grazie al contributo di esperienza e moderazione venuti meno per valutazioni meramente numeriche, da manuale Cencelli.
Con un di più di attenzione si sarebbero potuto assecondare meglio i veri obiettivi del nuovo governo politico, il quale ha l’ambizione di migliorare la situazione italiana e non di continuare a suonare lo stesso spartito degli esecutivi tecnici orientati dal Pd.
Per questo, se non lo dicono gli altri Moderati forse appagati nel retro-bottega, lo diciamo noi democratici-cristiani: ci aspettavamo un ministro di garanzia espressione dei centristi del centro-destra.
Questo non significa tradire la coalizione.
Tutt’altro.
E’ il modo migliore per aiutare Giorgia Meloni, la quale avrà più bisogno di competenze e pacatezza rispetto alla consueta politica chiassosa degli annunci, subito smentiti e difficilmente applicabili.
Per questo il Governo Meloni resta un governo amico, ma non è il nostro governo.