La Democrazia Cristiana del Piemonte è a fianco del popolo iraniano da sempre, dal giorno in cui, alla caduta del regime di Reza Pahlavi, si era sperato in un futuro migliore, più democtratico, liberale, pluralista,rispettoso di tutte le culture e le etnie che fanno dell’Iran un crogiuolo di ricchezza umana.
E’ andata diversamente.
Per colpa anche di azioni maldestre della “nostra parte”.
Ma le responsabilità del regime degli “ayatollah” superano qualsiasi altra colpa.
Sia per la repressione inumana cui sottopongono i suoi cittadini, ed in particolare le donne, sia per il fatto di essere esportatori conclamati del terrorismo, ov,unque, ma soprattutto nel martoriato e vicino Libano.
Per non parlare della minaccia nucleare che, se giunta a compimento, avrà come primo obiettivo Israele e Gerusalemme.
Ma non basta.
Bisogna pretendere che l’Occidente rinunci a qualche contratto ed a qualche goccia di petrolio (più o meno contrabbandato) per prendere una posizione definitiva.
Essa non comporta una generica, a questo punto inevitabile, condanna del regime sanguinario, ma il riconoscimento del Consiglio della Resistenza Iraniana presieduto da una donna: Myriam Rajavi.
Troppo comodo essere generici e buonisti.Serio affermare che c’è un contro-potere da accreditare.
Esattamente come fecero gli Alleati nel 1943 col Cln italiano.
Accreditare una forza in grado di rovesciare il regime.
Perchè in Iran non ci sono subordinate: gli “ayatollah” vanno cacciati e deve subentrare loro il Consiglio della Resistenza Iraniana.
La loro vittoria sarà la nostra vittoria.
I mezzi accordi sottobanco non interessano più nessuno.
Tantomeno la Democrazia Cristiana.