Autore: Dott.Pietro Bonello
Le comunità energetiche sono un fenomeno recente di cooperazione su obiettivi condivisi al fine di produrre energia da fonti rinnovabili con strutture locali per l’autoconsumo o la cessione condividendone i vantaggi economici.
La disciplina del Decreto Legislativo n. 199 del 8/11/2021 appare idonea a disciplinarne la presenza sul mercato ed a monitorare gli effetti energetici e, di conseguenza, economici di un’ordinata gestione : almeno nell’immediato.
Su un diffusissimo motore di ricerca le comunità energetiche compaiono ben 3.170.000 volte , ma di esempi sul territorio ne vediamo ancora pochi.
Un po’ per colpa delle norme che le disciplinano. Il sistema di calcolo ( TDA) è stato reso noto soltanto a fine 2022 e a tutt’oggi mancano importanti norme di attuazione sulle procedure da seguire. In più una disciplina “ giovane “ come questa non si preoccupa degli aspetti civilistici dei rapporti tra coloro che partecipano alla comunità : senza un intervento del Parlamento il settore delle comunità energetiche rischia di diventare la nuova frontiera del contenzioso civile mesto accompagnamento di sciocchi ed ostinati che, come noto, fanno ricchi gli avvocati.
In questo quadro gli enti locali possono e devono coadiuvare l’ Amministrazione centrale a chiudere il cerchio presto e bene .
Vanno nella direzione giusta le mozioni presentate dai Comuni , come ha fatto la Città di Torino, anche se non guasterebbe un atteggiamento più propositivo sulle soluzioni da adottare, ma a parziale scusante si può addurre la novità della materia .
Sconcertanti sono viceversa alcune iniziative come la mozione , sempre del Comune di Torino, per cui “ le scuole diventino comunità energetiche “.
Intendiamoci : finché si tratta di insegnare alle giovani generazioni a trattare bene l’energia che consumiamo è un deciso passo avanti rispetto ai nipoti dei fiori che erano convinti che l’energia si produce con il tubo del gas o con la presa di corrente . Se poi le installazioni di consumo e – perché no – di produzione nel plesso scolastico assolvano anche a funzioni didattiche , meglio ancora .
Ma attenzione a giocare con i termini perché si rischia di fare confusione . Una comunità , energetica o meno, richiede per esistere almeno due soggetti che mettano insieme beni materiali e non . Due frati fanno un mini-monastero, un frate solo fa l’eremita.
In sostanza si corre il rischio di parlare di cose che non sappiamo come se non le sapessimo e di alimentare illusioni sull’ energia dell’ennesimo sole dell’avvenire.
Si parla molto delle comunità energetiche ma fin qui sono solo parole . Nel comune dove lavoro , Grugliasco è da diversi mesi che sto provando a sensibilizzare i miei colleghi commercianti e l’amministrazione comunale su questo tema trovando ancora molta disinformazione e ignoranza da ambo le parti ; eppure credo in questo strumento offre grandi possibilità . Il problema di tutto , secondo me è che produrre la corrente per il privato non è ancora abbastanza conveniente , le limitazioni per installare un impianto solare sono ancora molte e le norme , poco chiare . Da circa 10 anni sono un produttore di corrente , possiedo un impianto che produce a regime circa 8 kwh e per il quale ricevo un contributo del GSE in funzione di quel che produce ma questo contributo e l’energia che vendo a ENEL Distribuzione che la paga una miseria rivendendola a carissimo prezzo , non coprono i costi dell’impianto. Per la manutenzione poi occorre affidarsi a tecnici specializzati che non si trovano e i tempi di attesa per riparare un guasto sono lunghissimi .Perchè ho messo i pannelli solari ? chiamatemi idealista, sognatore , o sciocco se volete ma è il mio piccolo contributo per salvare il mondo dall ‘inquinamento. A volte le cose non si fanno perche convengono ma perchè servono