Viviamo l’era della comunicazione. Dai social, alla TV siamo sommersi da un vociare che si sovrappone, ma se riflettiamo, cosa ne ricaviamo? Il Nulla. Proviamo a ricordare previsioni di opinionisti e promesse dei politici, pronunciate nei mesi scorsi. Cosa si è avverato?
Oggi vorrei parlare di una esponete politica piemontese che forse ha parlato poco, ma ha prodotto fatti significativi. L’onorevole Emanuela Savio una professoressa di lettera che, oltre ad aver ricoperto il ruolo di presidente di una CRT banca di prossimità ed in attivo che dava credito a tante piccole e medie imprese che confluita in Unicredit ha perso questo ruolo, ha anche rappresentato per ben 4 legislature gli elettori DC dei primo collegio Torino, Novara e Vercelli, alla Camera dei Deputati.
L’impegno costante di Emanuela Savio era volto a dare dignità alla donna, alla moglie, alla madre.
In Italia, sino all’inizio degli anni ’60 vigeva una legge voluta dal CLN. La donna che si sposava perdeva il diritto al lavoro e veniva licenziata dalla aziende. Ebbene l’on Savio si battè in Parlamento per ovviare a quest’illogica disposizione.
Coalizzò le poche donne parlamentari di ogni schieramento e fece approvare un disegno di legge che vietava il licenziamento delle donne sposate.
Non contenta, l’indomita Savio pensò alla famiglia. Le donne sposate che potevano continuare a lavorare, avrebbero avuto la volontà di diventare madri e formare una famiglia.
Ma come avrebbero potuto senza l’aiuto di qualcuno che accudisse i bimbi di pochi mesi?
Nel nord Italia solo la Fiat, l’Olivetti ed altre aziende avevano istituito gli asili nido per i figli delle loro dipendenti, ma nella stragrande maggioranza dei comuni, gli asili nido non esistevano.
Così l’intrepida e battagliera parlamentare presentò un disegno di legge poi approvato per l’istituzione di asili nido pubblici, descritti come:“un servizio fondamentale per la famiglia per assicurare una adeguata assistenza all’infanzia, per ottenere un più armonico sviluppo psicofisico dei ragazzi, e di conseguenza per garantire alle donne lavoratrici il diritto alla famiglia”.
Questo era l’impegno delle donne della DC a favore della vita e della famiglia fondata sul matrimonio.
Oggi le suffragette della sinistra sono portatrici della cultura della morte. Dall’aborto alla diffusione dei principi dell’omosessualità, sino alla legalizzazione del matrimonio omosessuale.
Dove potrà andare il nostro Paese e la nostra civiltà sotto l’impulso di tali principi? Costoro vogliono l’immigrazione incontrollata e parassitaria per diffondere il meticciato e di conseguenza distruggere i valori cristiani, la famiglia ed il matrimonio.
C’è bisogno dell’argine della DC, con patti chiari e senza scivolamenti. Il nostro impegno non cesserà. Dateci la forza per far passare il nostro messaggio. Il dopo congresso dovrà divenire la palestra del nostro impegno, senza tregua!