L’Osservatorio Antimafia della Città di Rivoli assieme al Sindaco Andrea Tragaioli ed a tutta l’Amministrazione lo ricorda nel quarantesimo anno della sua uccisione 26 giugno 1983. Era una persona rigorosa e un grande investigatore; non era un eroe, ma un uomo di Stato fermato dal piombo per la sua azione di contrasto alle brigate rosse, alle mafie e alla corruzione.
Sotto la Mole è stato Procuratore Capo ed è stato l’unico magistrato assassinato dalle mafie al nord-ovest, perché con lui non si poteva scendere a patti.
La sua vita esemplare da magistrato torinese ci insegna a non trovare alibi, a non scoraggiarci di fronte “al così fan tutti”. Da Il sole24 ore: “Uomo di destra, discuteva spesso con Gian Carlo Caselli e difendeva il ruolo del magistrato come presidio costituzionale super partes”.
Insieme, si può ben dire, hanno avuto il merito storico d’infliggere il primo grande colpo dello Stato al terrorismo rosso. Tuttavia, quindici giorni dopo l’omicidio, l’11 luglio 1983, le Brigate Rosse negarono ufficialmente di essere autrici del delitto: «Con la morte di Bruno Caccia noi non c’entriamo – dichiarò il brigatista Francesco Piccioni leggendo un comunicato nell’aula del carcere Le Vallette -. Questo è un omicidio a cui purtroppo siamo estranei».
Secondo alcuni è morto perché era un uomo integerrimo, incorruttibile.
Per il suo amico di sempre, ex magistrato Mauro Vaudano, fu ammazzato per quello che aveva fatto, per le inchieste che seguiva. Per altri ha invece semplicemente pagato per uno sgarbo fatto alla persona sbagliata. Secondo la giustizia, Bruno Caccia è stato ucciso da due uomini legati alla ‘ndrangheta. “Questo piccolo pezzo di verità non ci basta”, sostiene la figlia Paola. “Ancora oggi, 40 anni dopo il suo assassinio, esistono tante verità nascoste su mio padre”, sebbene si conoscano gli esecutori, ancora oggi “non sappiamo chi abbia incoraggiato questo omicidio e questa verità, questo piccolo pezzo di verità, non ci basta”.
La verità… quella stessa verità per la quale Bruno Caccia ha sacrificato la sua vita non ha prezzo e sul suo esempio dobbiamo perseguirla con costanza e determinazione affinché, responsabili delle nostre azioni e guidati da solidi principi, ci possiamo difendere contro la deriva di illegalità, la corruzione e lo svilimento morale della società.
Il presidente Giorgio Bordiga