Non ci può essere una pace sociale se non si riconoscono i propri errori.
Purtroppo, ancora oggi viene negato che l’Italia ha attraversato un periodo di guerra civile, una guerra immonda dove da una parte cerano i fascisti e dall’altra i partigiani, quest’ultimi macchiatisi di crimini equiparabili a quelle perpetrate dalle camicie nere.
Una guerra civile dove le storie dei vinti e dei vincitori si intrecciano in un groviglio di violenze compiute dai presunti liberatori, in realtà desiderosi di surrogare una dittatura appena rimossa con il sangue di migliaia di italiani, e non solo, con un’altra dittatura, quella comunista.
Le due ideologie, fascisti e comunisti, erano ambedue dispotiche e combattevano per due bandiere diverse. Un conflitto dove la sensibilità e l’umanità venivano sopraffatti e giustificati dalla più atroce violenza perpetrata sull’essere umano. Sotto l’impulso di un cieco odio ideologico, i partigiani hanno ucciso, a volte sulla base di semplici sospetti, innocenti ed inermi, torturato i fascisti catturati per ripagar dei loro crimini prima di sopprimerli, e come dimenticare gli stupri di gruppo commessi sulle donne fasciste e sulle mogli e figlie dei fascisti.
La famigerata resistenza si è macchiata di orrori che per lustri ha nascosto “quelle zone d’ombra, quegli eccessi e quelle aberrazioni” lasciandole in eredità a quella classe politica complice di quell’opportunismo sociale, dove la parola d’ordine era “rievocare ed elogiare ad ogni costo la lotta partigiana”.
Fortunatamente non tutta la classe dirigente antifascista la pensava ed agiva con una simile barbarie, nelle loro fila militavano cattolici, militari, liberali e anticomunisti, cercando di comprendere cosa si celava dietro una storia alterata e mai ammessa, ossia quella della guerra civile italiana, una minoranza impotente a contrastare quella egemonia comunista che voleva fare dell’Italia liberata, un satellite riconoscente schierata accanto all’Unione Sovietica.
Ancora oggi, le aree più ristrette dell’antifascismo, dimenticano che dopo il 25 aprile, la grande maggioranza della popolazione si preoccupava soltanto di sopravvivere, alla ricerca di una esistenza normale con un lavoro ed una famiglia, ricchezze sociali che sono state polverizzate nei 5 anni di guerra.
“La Costituzione è figlia della lotta partigiana”, come non condividere queste parole del Presidente Mattarella, quella Costituzione nata sulle montagne dove i partigiani hanno donato la loro vita per un futuro migliore, per un futuro senza oppressori, per un futuro libero.
I crimini commessi dai nazi-fascisti, non potranno mai essere dimenticati e cancellati, ma non si possono rimestare ed avvalorare la purezza dei partigiani, che sicuramente tanti possedevano, con le efferatezze commesse, subito dopo il 25 aprile del 1945, da alcuni di loro su quelle stesse montagne, bande armate guidate da quella mano invisibile del Pci durante e dopo la guerra civile, quell’odio e quella sete di vendetta, hanno lasciato dietro di loro un fetore di sangue che non andrà mai via. Una guerra civile dove il popolo ha pagato il prezzo più caro, perché di questo si è trattato.
Commissario Provinciale DC – Novara
Piero Angelo de RUVO