Ritorna in auge il tema Cavallerizza con l’attribuzione a Cino Zucchi del miglior progetto.
La Dc aveva individuato come una delle priorità per Torino proprio la rinascita di questo sito e, quindi, fa piacere che qualcosa si muova.
Ciò premesso, dal poco che se ne sa, non tutto quello che si muove è in linea col migliore uso di questi spazi che non possono essere ridotti ad ennesimo hub culturale, in cui c’è tutto ed il contrario di tutto: dagli apericena, alle mostre di un’avanguardia che più avanguardia non si può (ma pochi capiscono anche perchè troppo spesso non c’è molto da capire), alla convegnistica per illuminati. Per questo ci sono già le Officine Grandi Motori e vediamo come stanno andando.
Sembra, poi, che una parte del complesso sicuramente restaurato al meglio (il problema non è solo questo, ma l’utilizzo effettivo, turistico, quotidiano, culturale con ricadute economiche positive) sia adibito ad uffici della Fondazione San Paolo, cosa che farà certamente contenti vertici ed impiegati, ma non attirerà nessuno.
Insomma, poche idee, ma confuse.
Invece la Democrazia Cristiana intende rilanciare la Cavallerizza per quello che era e per quello che vale.
Diciamolo in parole semplici: era il garage dei reali.
E, quindi, va legata ad un progetto che veda la storia dei Savoia e di Torino come preponderante: un vero e proprio museo di questa Casa che ha fatto l’Italia, collegato e collegabile, possibilmente anche fisicamente, col Palazzo Reale, la Galleria Sabauda, l’Archivio, il Teatro Regio e, alla fine, il garage.
Le cui carrozze, va detto, sono a Roma e, forse, qualcosa si potrebbe farle tornare a casa.
A Roma si lascino le Flaminie dei Presidenti.
Questo progetto e questo museo sarebbero una bomba turistica, unica nel suo genere, vista la condizione degli Asburgo e dei Borbone.
Costituirebbe un’attrattiva europea, in grado di valorizzare Torino, spiegando e facendo rivivere il ruolo sulla scena nazionale e continentale non solo della dinastia, ma dell’intera capitale subalpina.
Porterebbe lavoro ed attrattive costanti, di qualità, rivolte ad un vasto e ricco pubblico.
Non la solita cosuccia del sistema Torino che pensa unicamente le cose inadatte a rilanciare stabilmente il capoluogo del Piemonte.
Portando ricchezza e non debiti.