La direttiva EPBD è la direttiva europea che si occupa della prestazione energetica degli edifici . Fa parte di un pacchetto di Direttive sull’uso dell’ energia nell’ UE:
- Direttiva ECODESIGN , che riguarda il miglioramento delle prestazioni energetiche di alcuni prodotti che usano energia , dagli apparecchi di riscaldamento agli elettrodomestici
- Direttiva ECOLABELING , che impone un sistema standard di indicazione delle prestazioni dei prodotti in modo che siano comparabili tra di loro
- Direttiva EED sull’ efficienza energetica in generale al fine di ridurre il consumo di energia a livello di Stati UE
- Direttiva ERES sulle fonti rinnovabili, che stabilisce obblighi ed incentivi connessi all’impiego di fonti rinnovabili
- Direttiva EPBD sull’efficienza energetica degli edifici
L’obiettivo complessivo del pacchetto è di arrivare al risultato di ZERO EMISSIONI di CO2 nel 2050. Il che non sarà facile né, purtroppo, a costo zero.
I requisiti di prestazione energetica sono stabiliti uniformemente per tutti gli stati con il raggiungimento di una classe minima F e successivamente E in tempi variabili tra il 2027 e il 2030. Con l’avvertenza che le classi saranno costruite a livello europeo con criteri di calcolo comuni, diversi da quelli che adottano i singoli stati e che le prestazioni energetiche saranno classificate diversamente a seconda della posizione del fabbricato : la risposta alle condizioni climatiche di una casa ad Imperia e di una a Goteborg saranno valutate diversamente.
Gli stati membri stabiliranno i limiti di classe successivi con obiettivi entro il 2040 e il 2050 ma fin da subito dovranno dotarsi degli strumenti giuridici per accertare il rispetto dei requisiti e sanzionare le violazioni-
A ciascuno stato spettano le misure a supporto : incentivi, assistenza tecnica ed eliminazione delle barriere non economiche.
Fin qui il quadro normativo esistente .
La successiva evoluzione, che tanto allarme ha generato in questi mesi, è lasciata al corso della storia ed alla buona politica.
Si è postulato che l’edilizia nell’economia nazionale è un settore trainante ed in grado di muovere risorse finanziarie ed umane (=posti di lavoro) Del resto la vicenda del Superbonus/Supermalus, al di là delle storture in fase di applicazione e degli errori commessi all’origine dai dilettanti allo sbaraglio ha reso manifesto che la malattia della pietra che contagia tutti gli italiani va di pari passo con la ricerca di una stabilità economica ben rappresentata dal mito del tetto sopra la testa e dalla corrispondente domanda di pane quotidiano e di caldo assicurato. Desideri giusti e pii non sempre assecondati con misure altrettanto giuste e pie.
Quella che è stata presentata come una patrimoniale sulla casa o peggio come una distruzione del patrimonio immobiliare può diventare una formidabile occasione di ripresa in cui la Mano Pubblica può mettere mano ad un serio piano di edilizia economica e popolare con rivisitazione dell’intero patrimonio di case popolari incominciando da quelle più degradate e finite preda di occupazioni abusive .
Gli anni che abbiamo davanti fino alla scadenza europea possono vedere la costruzione di nuovi insediamenti secondo criteri di efficienza energetica il cui investimento iniziale sia garantito dal risparmio di energia rispetto al mantenimento dell’esistente. A questa scelta si accompagna la necessità di demolire gli edifici più inefficienti recuperando e bonificando i sedimi , anche e soprattutto nell’ottica di una riduzione del consumo di suolo . Il che andrebbe anche nella direzione di un approccio globale alla sicurezza urbana: difesa dagli incidenti causati da impianti obsoleti, progettazione di spazi urbani agibili ai disabili e, perché no, lotta all’abusivismo .
Sogni ? No , buoni propositi .
Stato centralista ? No, occasione per le Regioni di meritare il decentramento e la devoluzione che invocano da anni e che possono costruire senza alibi , stante la prossimità del centro decisionale al territorio su cui intervenire.
Altro che ce lo chiede l’Europa