Possiamo dire tranquillamente che con Guido Bodrato se ne va uno degli ultimi “maestri” del cattolicesimo democratico, popolare e sociale del nostro paese. Aveva 90 anni. Recentemente era mancata la moglie, la sua storica compagna di vita e il suo primo appoggio: morale, umano, culturale e politico.
Guido Bodrato è stato, appunto, un “maestro” e un riferimento autorevole e qualificato per intere generazioni che hanno individuato nella storia e nella cultura del cattolicesimo popolare un sicuro ancoraggio per conservare la qualità della democrazia, la credibilità delle istituzioni e il primato della politica.
E la conferma di questo assunto arriva scorrendo le tappe più significative della sua vita politica, culturale ed istituzionale. Perchè Bodrato non è stato solo un politico ma, soprattutto, è stato un uomo di pensiero ‘prestato alla politica’.
Me lo ha ripetuto molte volte in questi ultimi anni a casa sua, a Chieri, dove le conversazioni erano intrecciate – come sempre – di cultura politica, di prospettiva storica e di riflessioni private. E Bodrato, del resto, ha sempre anteposto la cultura politica rispetto alla sola azione politica. Questa è stata la sua cifra distintiva nella cittadella politica italiana. Nella Democrazia Cristiana prima e nel Partito Popolare Italiano poi.
Gli unici due partiti a cui Bodrato è stato iscritto. Perchè credeva e ha creduto sino all’ultimo nei partiti con una identità culturale netta e definita, dove la politica aveva il sopravvento rispetto alla personalizzazione e alla sua banale spettacolarizzazione e, soprattutto, dove il progetto politico era sempre il frutto di un percorso fatto di condivisione, di elaborazione e di confronto continuo e costruttivo. E Bodrato, lo possiamo dire con forza e con convinzione, è stato un vero ed autentico “democratico cristiano”.
Lo è stato perchè credeva nei partiti e nella tradizione democratico cristiana; lo è stato perchè era espressione autentica della tradizione del cattolicesimo sociale e popolare; lo è stato perchè credeva nella politica, nella sua capacità di saper affrontare e risolvere i problemi; lo è stato perchè la DC era un partito “popolare, interclassista, di ispirazione cristiana e riformista” come amava dire quando gli si chiedeva della sua carta di identità politica.
E Bodrato è stato, seguendo sempre questa filiera, anche e soprattutto un protagonista delle vicende politiche italiane per oltre 40 anni. Amministratore locale, Deputato, dirigente di partito, Ministro, Direttore del Popolo, Eurodeputato e raffinato intellettuale. Era quasi scontata la sua radicale identificazione con la sinistra democristiana.
Quella sinistra Dc che lo ha portato prima ad essere il più stretto collaboratore di Carlo Donat- Cattin nella storica componente di Forze Nuove e poi nell’area Zac con Benigno Zaccagnini. Ma Bodrato non è stato solo un uomo, seppur autorevole e qualificato, di corrente. Perchè con Bodrato tutti si dovevano confrontare.
E questo per la semplice ragione che Guido era un interlocutore politico e culturale che rappresentava un tassello insostituibile della storia del cattolicesimo politico italiano. Verrebbe quasi da dire che la sua vera ed unica ricchezza era la forza disarmata ma profonda ed incisiva delle idee.
Ecco perchè la sua eredità politica, frutto del suo ‘magistero’ e della sua ‘lezione’, non può e non deve andare dispersa. “Senza, però, guardare avanti con le spalle rivolte all’indietro” come diceva sempre a noi ex giovani Dc con cui aveva una confidenza più stretta e più costante.
“La Dc è stato un fatto storico, un prodotto specifico di una fase storica del nostro paese. Non tornerà più perchè è come un vetro infrangibile che quando si rompe va in mille pezzi e non è più ricomponibile. Ma la cultura politica, i valori, i principi e l’idea democratica di partito non tramontano”.
Ed è proprio riflettendo su queste sue parole che l’insegnamento politico, culturale e anche etico di Guido Bodrato è destinato a lasciare un segno.
Un segno profondo e diretto, come era profonda e diretta la sua analisi e la sua progettualità.
Senza retorica ma con la consapevolezza che senza le idee, una cultura politica e una bussola di valori di riferimento la politica si riduce, inesorabilmente, a vuoto pragmatismo e alla tentazione trasformistica ed opportunistica.