Salutata come la conquista del secolo o temuta come lo strumento del diavolo per impossessarsi della nostra vita , l’ intelligenza artificiale altro non è che la naturale evoluzione dello strumento informatico materiale ( hardware) e dei programmi in esso contenuti ( software) che i rispettivi progettisti applicano avvalendosi dei miglioramenti che man mano conseguono. Un po’ come avviene nello sport
Se sottoponiamo i muscoli ad uno sforzo ripetuto per un certo intervallo di tempo e ne misuriamo i risultati, per esempio sotto forma di numero di flessioni al minuto , se oggi riesco a fare cinque piegamenti al minuto, domani sarò in grado di farne sei o sette, poi otto e così via sino ad arrivare ad un numero molto maggiore di quello di partenza senza trafelamento.
Questo principio permette di programmare gli allenamenti con progressività ed ottenere un rafforzamento dei muscoli che permette di sopportare la fatica della gara in modo continuativo.
Ciò che avviene nei muscoli e nel cervello si ripete nel mondo dell’informatica.
Ci viene da sorridere quando pensiamo ai primi computer che per “fare di computo “ occupavano intere stanze e l’operazione del programmatore che oggi chiamiamo debug consisteva ne togliere fisicamente i bugs cioè gli insetti che finivano in mezzo agli anelli di ferrite che permettevano di effettuare i calcoli con due elementari istruzioni , zero e uno.
L’abbinamento tra hardware sempre più veloci e software sempre più complessi iniziò la lunga marcia verso la velocizzazione delle operazioni : i primi permettevano una velocità di calcolo ed una capacità di immagazzinare dati sempre crescenti, i secondi garantivano prestazioni sempre più complesse che a loro volta consentivano di progettare macchine e strutture sempre più veloci.
Il quadro di allenamento , o meglio, di evoluzione si completata velocizzazione dello scambio di informazioni attraverso una rete sempre più veloce . Ricordo quella volta che con un gruppo di amici passammo due ore incollati allo schermo per scaricare da internet la foto di un aereo con un modem di prima generazione e con la linea tradizionale che ci costò una salatissima bolletta . Era il 1994 , neanche trent’anni fa.
Tiriamo le somme : l’evoluzione della capacità di combinare in pochi secondi una quantità di dati che vengono estratti da archivi in rete ormai sterminati fa pensare che il risultato di un programma che scrive da solo interi testi partendo da poche parole chiave e mettendo in fila frasi coerenti e di senso compiuto non sia nient’altro che una naturale evoluzione della scienza e della tecnica.
Il dibattito sui rischi di questa nuova frontiera è appena all’inizio e siamo fiduciosi che la teologia morale farà la sua parte nel proporre autorevolmente i necessari paletti, meglio se sotto forma di colonne d’Ercole.
Qui ci basta pensare che l’intelligenza artificiale troverò un limite nell’uomo che la utilizza e nell’utiliità che ne deriva.
E’ vero che la capacità di costruire a tavolino elaborati complessi ed avulsi dalla realtà può portare a condizionare le menti ; ma siamo sicuri che il lettore 2.0 avrò voglia di passare le proprie giornate leggendo sempre nuovi prodotti preconfezionati senza manifestare crisi di rigetto e senza sostituire la palestra alla partitella che scarica la mente ?
Se dietro l’ intelligenza artificiale c’è un satanico disegno di conquista del mondo , possiamo per intanto fare tesoro di Bertolt Brecht
Generale, il tuo carro armato è una macchina potente
spiana un bosco e sfracella cento uomini.
Ma ha un difetto:
ha bisogno di un carrista.
Generale, il tuo bombardiere è potente.
Vola più rapido d’una tempesta e porta più di un elefante.
Ma ha un difetto:
ha bisogno di un meccanico.
Generale, l’uomo fa di tutto
Può volare e può uccidere.
Ma ha un difetto:
può pensare.
l
L’intelligenza artificiale spaventa molte persone , altre ne affascina . Certo le potenzialità sono infinite ma tutto dipende dall’uso che l’uomo saprà farne. Detto ciò , non ho molta “fiducia” nell’uomo…